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Gruppo Scout AGESCI Saluzzo 1

Terzo messaggio – Kabul

Lunedì 11 Marzo 2002

Sorobi è un piccolo villaggio ad un’ora di macchina da Kabul,casupole di fango, uomini bruciati dal sole di montagna, qualche asino,pecore e capre.

Una stanza in muratura, residuo di qualche costruzione sovietica, era adibita a scuola: un’aula per una manciata di bambini.

Le scuole in Afghanistan sono ufficialmente chiuse dal 1996 per le ragazze, ma anche per i bambini era più importante saper usare il kalaschnicov e imparare a memoria alcuni passi del corano che non frequentare una scuola.
Si sente oggi parlare di riapertura dell’anno scolastico a Kabul, ma quali scuole? in quale stato di degrado e con quali insegnanti?

A Sorobi i bambini erano in aula quel mattino del 28 febbraio, non so chi era l’insegnante, forse un maestro di corano, quando all’improvviso c’è stato uno scoppio tremendo ed è stato un inferno.

Una fottuta granata piovuta dall’alto o una maledetta mina portata in aula da un bambino, forse non si saprà mai.
In questi mesi gli americani sganciavano dai B52 le “cluster-bombs”,sfere di 2 metri di diametro che si aprivano ad una certa altezza liberando qualche centinaia di piccole mine che scendevano dolcemente con il loro paracadute, quasi un giocattolo, metà azzurre e metà gialle.
Niente di più bello per un bambino prendersi un giocattolino così e portarlo a scuola.

Nooriallah, 10 anni, frammenti metallici in tutto il corpo, femore sinistro a pezzi e rottura dell’arteria femorale: due ore di intervento, in coma per due giorni; questa mattina durante il giro mangiava una banana,sorrideva e si guardava la gamba ancora viva, e il fissatore esterno che gli blocca il femore.

Ezat, 9 anni, è stato meno fortunato, ha perso le due gambe, forse era molto vicino allo scoppio, ora gira in carrozzella, fanno le corse in carrozzella lui ed altri amputati: l’Afghanistan su circa 23 milioni di abitanti conta oltre un milione di amputati, moltissimi sono bambini.
Chiaramente i bambini sono dei pericolosissimi nemici da far fuori.
Oppure Ezat è stato anche lui un “effetto collaterale” della guerra chirurgica!

Sadef, 10 anni, ha perso la mano sinistra ed ambedue gli occhi, ha il viso pieno di schegge.
Forse comincia a realizzare cosa significa non vedere più, è a letto, triste, silenzioso, con una fasciatura che gli copre il viso bruciato.

A Ziarad una scheggia gli è entrata nel cervello, gli mancavano 2 cm di ossa. Gli è rimasta una piccola paralisi da un lato, ma ora corre allegro per l’ospedale.

Saliha, una delle poche bambine della scuoletta, aveva tre schegge nell’intestino, se l’è cavata con una resezione intestinale.

E così di seguito, potrei continuare questa monotona cronaca, 19 bambini rimasti handicappati per una fottutissima bomba!

Questo è l’Afghanistan, ma la gente quasi non ci fa più caso, gli infermieri in ospedale considerano questi casi come da noi gli incidenti automobilistici.
Ma per quanto si andrà avanti così, se dicono che nel paese ci sono ancora 10 milioni di mine?

Un abbraccio a tutti
Silvio

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